sabato 21 marzo 2009

Caffarella, perché Loyos il biondino confessò?


Chiunque con un minimo di sale in zucca e un po’ di onestà intellettuale si domanda se è giusto dedicare così tante prime pagine ad un solo stupro da cinque settimane a questa parte e zero righe, o piccole brevi, alle decine o centinaia di altre ragazze e donne stuprate in Italia in queste settimane.

di Gennaro Carotenuto

Su questo piano è evidente che sono sempre necessarie considerazioni su due aspetti: 1) l’uso politico dei romeni che stuprano una minorenne italiana, perfetti per tener desto l’allarme sicurezza; 2) la spettacolarizzazione del caso, ovvero l’uscita dal contesto informativo per entrare in un contesto seriale per il quale si segue quella storia a puntate fino alla soluzione del giallo ma non si segue un’altra storia analoga che va in onda su di un altro canale.

Nel caso della Caffarella però è a questo punto necessario esprimere un dubbio terribile che se confermato sarebbe un’onta per un paese civile e uno stato di diritto.

Perché Alexandru Loyos, al secolo “il biondino”, confessò uno stupro che sicuramente non aveva commesso per ritrattare dopo poche ore? Quando la prova del DNA testimoniò che i due presunti mostri, Loyos e Karol Racz (faccia da pugile) erano innocenti (almeno dallo stupro) il primo fu accusato di essersi autocalunniato per proteggere i veri autori dello stupro descritti come potenti e minacciosi.

Adesso sappiamo (sappiamo?) che gli autori dello stupro erano altri due balordi, due giovanissimi immigrati disgraziati come il pugile e il biondino, la qual cosa fa cadere anche la pallida tesi dell’autocalunnia. Loyos e Racz restano ancora in galera e non si sa più bene perché. Quello che non vale per i presunti colpevoli (il carcere preventivo) vale invece per sicuri innocenti?

Ma soprattutto: perché Loyos confessò lo stupro? Cosa fece così paura a quello che oramai è a tutti gli effetti un’altra vittima di questa vicenda oltre alla quattordicenne stuprata? Molti temono che sia successo qualcosa di terribile non solo nel Parco della Caffarella ma anche nel Commissariato dove fu cucinata una verità ufficiale buona per i media e la politica, ma che non ha retto a nessuna verifica e che non era degna di un paese civile e di uno stato di diritto. Serviva urgentemente un mostro, ma forse il mostro in quel Commissariato non era Loyos.

Leggiamo la denuncia del gruppo Everyone in merito e molto altro su:

Giornalismo partecipativo



Buona Domenica!.........

venerdì 13 marzo 2009

Un filo d'erba....


Un filo d'erba
Che cos'è un filo d'erba?
Un filo d'aria che si sente e non si vede, sperduto affogato nel mare del prato; un filo di verde che si perde nell'azzurro, tracciato da un pittore di valore; un filo di luce come niente, ma che non si pente d'esser così poco, quasi favilla di un grande fuoco; un filo di profumo, che in silenzio dice: Mi consumo d'amore per te, o Signore! un filo di voce, che sussurra bisbiglia prega con cuore puro. Un filo d'erba è una casa da nulla che si trastulla col vento, che gioca col sole, a nascondino come un bambino birichino; che guarda con occhi sempre nuovi la luna, falcata o a frittata, il pulviscolo d'oro e d'argento delle stelle ricamate nel firmamento; che fa l'occhiolino a un fiore' vicino; che per nutrimento si contenta di un chicco di sale e di una sola gocciolina piovuta dal cielo o scappata bel bello al ruscello; che si adorna con una perlina di brina dai colori dell'arcobaleno, tanto piccolina e leggiera che appena si vede e può volar via così, ma tanto grande da contenere il sole, tutto il sole visto di qui. Un filo d'erba è proprio una cosa da niente: c'è e non si scorge, . esiste e non si sente, si sporge dal balcone e poi si pente, ha la sua casa piccolina sulla terra verdolina accanto allo stelo di un papavero, ma cerca disperatamente le vie del cielo splendenti di luce. (M.Giusti)

giovedì 12 marzo 2009

PRIMAVERA VIEN....le poesie dell'infanzia!


Primavera vien danzando
vien danzando alla tua porta.
Sai tu dirmi che ti porta ?

- Ghirlandette di farfalle,
campanelle di vilucchi,
quali azzurre, quali gialle
e poi rose, a fasci e a mucchi.

domenica 8 marzo 2009

Che fine hanno fatto i femminicidi di Karolina e Sofia?


8 marzo 2009: che fine hanno fatto i femminicidi di Karolina e Sofia?

Proviamo a cercarne due a caso, si chiamano Alessandro Riccardi e Raffaele Caposiena. Qualcuno li ricorda? Perfino in Internet si trova poco o niente ma sono due tra i tanti italiani assassini di donne straniere senza che il loro crimine abbia fatto alcun rumore. E allora oggi, 8 marzo 2009 proviamo a smuovere un po’ le acque per sapere che fine hanno fatto.

di Gennaro Carotenuto

Scelgo due casi di rei confessi, che pur restando presunti colpevoli fino a condanna definitiva, per la violenza dei casi che li hanno coinvolti meriterebbero non dico la prima pagina per giorni come “il pugile e il biondino” della Caffarella, i romeni che pur scagionati dalla prova del DNA restano in carcere, ma almeno un aggiornamento sulla loro situazione processuale.

Non mi dispiace che “il pugile e il biondino” restino in carcere, forse (se non è un rappezzo ad un colossale errore giudiziario) sono colpevoli di altro stupro o almeno favoreggiamento, ma a patto che la legge resti uguale per tutti e chiunque è accusato del favoreggiamento di uno stupratore resti in carcere.

Soprattutto però vorrei che la stampa non scegliesse crimini da prima pagina e crimini da oscurare completamente. Così ci farebbero capire che se non l’opinione pubblica almeno il Quarto potere è d’accordo col presidente Giorgio Napolitano quando afferma che la violenza contro le donne non ha né colore né nazione.

E allora quasi come un gioco chi mi sa dire qual è la situazione processuale dell’odontoiatra di Fano Raffaele Caposiena che a fine agosto 2008 ammazzò a martellate Sofia Varela Freire, 22 anni, ragazza, compagna, fidanzata (come vi pare) di origine ecuadoriana del professionista italiano?

E chi mi sa dire qual è la situazione processuale di Alessandro Riccardi, cittadino italiano che nel maggio 2007 a San Paolo Belsito, nel nolano, ammazzò a colpi di pistola Karolina, una bambina polacca di cinque anni?

Scandagliarono fin nel profondo le motivazioni dell’omicidio di Hina Saleem la ragazza che nel bresciano fu uccisa dal padre perché “voleva vivere come noi”. Fecero bene, ma vorrei anche sapere perché Raffaele uccise a martellate Sofia quel giorno a Fano e perché Alessandro si macchiò dell’infanticidio di Karolina.

Proviamo a scrivere a qualche direttore di giornale e a chiedere conto del perché di Karolina e di Sofia non si sono mai interessati?

Caro direttore, cara direttrice, che fine hanno fatto Alessandro Riccardi e Raffaele Caposiena? Qual è ad oggi la loro situazione processuale? Sono liberi, sono in carcere, sono ai domiciliari? Sono presunti colpevoli di crimini di inaudita violenza e quindi l’opinione pubblica non può non essere interessata a che si faccia giustizia per Sofia e Karolina.

Se si degneranno di rispondere aspetto notizie tra i commenti qui.

Giornalismo partecipativo

sabato 7 marzo 2009

L'attesa..............




SI'...LA MIA LUNGA VITA E PICCOLA AL CONTEMPO,SALIRA'IN SUPERFICE AL PRIMO RICHIAMO!

L'omaggio di un vero "signore"........nonchè amico sincero!

domenica 1 marzo 2009

Facciamo che sia...........




Facciamo che sia una Buona Domenica?
....con una primavera incipiente?.......
con un pensiero positivo!.......
un piccolo entusiasmo....forza cerchiamolo!
ci sarà un fiorellino tra le erbacce!....
un passerotto un po' smarrito!.......
un raggio di sole!....
Tutto il resto è secondario!